sabato 12 febbraio 2011

Ritorno ad Avalon

Ci sono parole che in tempi passati vengono seminate nella terra fertile e, anche se col tempo mutano, si trasformano, germogliano e poi di nuovo si trasformano, vengono dimenticate… la memoria le abbandona nel loro giardino segreto eppure loro crescono… poi un giorno si incontra, come fosse la prima volta, una strana porticina che, per qualche sconosciuto motivo ci sembra di conoscere, sebbene non ricordiamo quando e dove l’abbiamo già vista… la apriamo – ci accorgiamo di averne sempre avuto la chiave - e troviamo una piantina dolce, selvatica, cresciuta liberamente fra l’erba alta… e ci rendiamo conto che era nata da noi, da un nostro antico seme interrato e dimenticato.
La piantina che ho trovato stasera, nel suo giardino selvatico, è un delicato e dolcissimo melo… un melo che profuma di sogni trascritti al chiaro di luna, e che porta scritti sulla corteccia i ricordi di ciò che sono stata, e che forse nel profondo sono ancora… sì, dev’essere di sicuro così…
Ecco dunque ciò che ho trovato… un vecchio scritto che non ricordavo di avere scritto e che ho letto come fosse la prima volta…
Quello che mi ha donato è troppo prezioso per essere tradotto in parole…

Chiudo gli occhi e la vedo… la mia casa perduta…
la nebbia la protegge e le acque sacre, profonde e scure, sono la via che
conduce ad essa…
al di là delle nebbie nulla è più reale… il sole illumina le foglie dei
meli in fiore e le perle di rugiada brillano di luce dorata sui fili d’erba.
Il profumo della Dea Madre è forte e quasi tangibile… il profumo della
femminilità delle donne esala dalla terra umida e accogliente, nera e
fertile, e ricordi di antichi canti nella dolce e antica lingua musicale che
provengono dal santuario della Madre sono trasportati dal vento… voci
cristalline e quasi trasparenti, note brillanti come questa rugiada e
sottili come il vento..
Vesti azzurre avvolgono il mio corpo e un velo anch’esso azzurro copre i
miei capelli dalle sfumature dorate mentre poche ciocche ricadenti sui seni
si muovono appena.. il vento attraversa la stoffa e accarezza la mia pelle
nuda, bianca e liscia… vergine come il mio corpo snello di fanciulla che
attende di essere iniziata ai misteri femminili…
accarezzo la corteccia ruvida e dura di un melo… le mie mani scorrono sul
legno umido, percependone le forme e la linfa vitale che scorre libera al suo
interno, e dolce è l’aria che respiro… sa di fiori, di miele, di muschio e
di erba bagnata..
nulla più separa il mio spirito dalla mia dimora,
le nebbie si condensano e si richiudono dietro di me…
sono tornata a casa terra mia…
amata terra, accoglimi ancora come allora,
e per sempre
.”

(tratta da Il Diario delle Farfalle, scritta il 2 giugno 2005)
…così, attraverso poche parole, libere e selvatiche come un melo cresciuto da solo in un giardino dimenticato, ho ritrovato il mio sogno di Avalon… un sogno di cui non avevo memoria, perchè la sua purezza era stata più volte intaccata, tanto da farmi perdere l’amore che allora provavo per esso…
Ma ora che ho trovato questo piccolo melo nel suo segreto giardino desidero solo abbracciarlo, poi sedermi ai suoi piedi, ascoltare il frusciare leggero delle sue foglioline, e Ricordare…
E quando avrò ascoltato e avrò ricordato, racconterò al melo ciò che nei lunghi anni di lontananza ho incontrato e conosciuto… e sono certa che col tempo torneremo una cosa sola, perchè siamo fatti della stessa essenza…

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