mercoledì 17 settembre 2008

La Leggenda dell'Uomo Antico

C’era una volta l’Uomo antico…
Splendidi, i suoi occhi profondi, rilucevano d’illimitato Amore per Natura, per la Signora Verde, per la Terra e le sue Donne. Guardandoli vi si poteva scorgere la pace delle foreste secolari, dei calmi mari, del cielo terso e d’intenso turchese… eppure nel loro brillio selvatico vi era la certezza che essi avrebbero potuto, in qualsiasi momento, divorare come fiamme alte e implacabili, come tempesta e tuono che colpisce senza pietà, come feroce belva letale.
La sua vita aveva un senso sacro… egli viveva per preservare le Antiche Armonie, ma soprattutto per difenderle e proteggerle con tutto se stesso, con la sua stessa vita, se ciò fosse stato necessario, poichè non v’era morte più nobile e desiderata, per un Guerriero, di quella per la Libertà e l’Armonia naturali.
Quanto Amore portava in sè quell’Uomo… quante dolci e calde fiamme lo avvolgevano e gli scaldavano il petto… quanta bellezza egli riusciva a scorgere con lo sguardo, posandolo intorno a sè, poichè ogni cosa naturale era sacra e bella… era amata e venerata in un modo che non si può descrivere… ed egli lo sapeva.
Di poche parole, egli preferiva il silenzio ammirato, il silenzio della forza centrata, sicura, inarrestabile. E quanto Amore in quelle poche parole, quanto Amore in quel silenzio… quanto Amore in quella forza che nasceva dalla stessa Madre Terra che egli serviva e onorava con tutto se stesso.
Ai suoi occhi, le Donne erano le Figlie e lo Specchio della Madre Divina… le Portatrici di Luce e Saggezza… le manifestazioni della Bellezza infinita… Coloro che egli, spesso imbarazzato da far fatica a sostenerne lo sguardo, amava indissolubilmente con abbandono completo. Per questo la sua vita aveva un senso sacro. La difesa e la protezione che egli prestava e dalle quali traeva il suo scopo vitale, erano rivolte a ciò che è sacro, a ciò che, sebbene sappia difendersi da sè, poteva essere violato da forze brute e disarmoniche che, imponendosi con la propria cieca violenza, avrebbero potuto spargere le loro influenze oscure, dissacrando e portando la rovina.
Le Donne, come Natura, erano creature intoccabili da dita profane. La loro forza era soprattutto interiore, la loro sacralità era indicibile poichè la loro Anima perenne era costantemente connessa alle dimensioni fatate d’eterna Armonia, le dimensioni della Dea spirituale. Esse erano la Voce di Natura in Terra, i Suoi riflessi di luce, la Sua Conoscenza sublime, ma il loro corpo non sempre poteva resistere agli attacchi di altri uomini, numerosi, forti e animati da istinti snaturati e desacralizzati… Con l’avanzare dell’Era Oscura, esse iniziarono a subire violenze gravissime, iniziarono ad essere in continuo pericolo e mentre molte di loro indossarono le armi, altre continuarono a vivere isolate e protette dagli ultimi Uomini antichi che conoscevano il significato profondo della propria stessa difesa. Difendendo loro, infatti, essi difendevano ogni manifestazione di Bellezza, Armonia, Naturalità, Libertà, Amore e Gioia divini.
Essi sapevano che dovevano proteggere il Sacro, la Grande Madre Terra e le Sue Ancelle, non perchè queste erano deboli, ma per la loro sacralità stessa, per il timore reverenziale che essi provavano spontaneamente nei loro confronti… E le Donne erano per l’Uomo antico l’Origine della Vita, le Dispensatrici di Sacro, le Madri e le Amanti, le Iniziatrici e le uniche creature attraverso le quali anche lui avrebbe potuto conoscere e conservare l’Antica Armonia primigenia.
In questo modo d’essere, l’Uomo ritrovava la ragione per cui Natura lo aveva generato. La sua forza era rivolta alla Natura stessa, dalla quale non si distaccava, innalzandosi e sentendosi ad essa superiore, ma rimaneva interiormente connesso, sentendosi come un servo umile e sincero che dedica la sua vita a servire qualcosa di infinitamente elevato, con amore e rispetto incondizionati…
e non poteva esserci gioia più grande, per un Uomo, che quella di porre la sua forza, il suo coraggio e la sua volontà, al servizio della Signora della Bellezza rigogliosa, alla Dea di ogni Creatura, alla Grande Madre benedetta…
Questo era il vero spirito della Protezione e della Difesa arcaici…
Ma l’Era Oscura, continuava ad avanzare, sempre più…
Pochi Uomini antichi erano rimasti… pochi Protettori delle Antiche Tradizioni prestavano ancora il loro servizio in modo limpido e giusto… e mentre moltissimi guerrieri abbracciavano gli ideali patriarcali e violavano Natura e le sue Donne, sporcandole e profanandole terribilmente, altri persero di vista la ragione vera per cui si dedicavano alla difesa. Questi, infatti, iniziarono a non vedere più nelle Donne e in Natura delle portatrici e espressioni del Sacro, che andavano protette semplicemente per ciò che erano e rappresentavano; e non vedendo più il nucleo dorato che le animava, essi videro solamente la superficie ingannevole… ovvero donne e territori che abbisognavano di aiuto e soccorso perchè dotati di poca forza fisica e resistenza, e quindi deboli, incapaci di fare la guerra e di badare a sè.
Tali uomini continuarono a lungo a cercare di impersonare gli antichi Difensori di Madre Terra, ma purtroppo, inconsapevolmente, non ci riuscirono più. Essi non riuscivano a comprendere, a vedere oltre l’immagine esteriore delle cose… non percepivano più il sacro e traevano alimento per il proprio ego nel sentirsi protettori di coloro che erano più deboli, ovvero inferiori.
Pur restando, a volte, migliori di altri, e certamente migliori di coloro che erano causa di violenze inaudite, essi portarono, a loro modo, altrettanta rovina… una rovina che agiva sottilmente, che si nascondeva dietro alle apparenze e che continuava ad avanzare di pari passo con le invasioni e il dilagare mortifero e abominevole del patriarcato.
E’ così che nacque il povero uomo moderno.
Egli, anche quando è migliore di altri per la bontà d’animo e cuore, per la dolcezza e l’amabilità, crede di trovare scopi vitali nel proteggere la “propria” donna. Egli, che è a suo modo un poco forte e coraggioso, volitivo e potente, certo deve difendere l’amata, o le amate, e trova ulteriore compiacimento nel attribuirle dei nomignoli limitativi per imporre sempre di più la propria infinita “superiorità”, anche se di ciò non si rende sempre conto… così la chiama “piccola”, “cucciola”, “bambina”, e in molti altri modi a dir poco ridicoli e pietosi, anche se dovrebbero essere percepiti addirittura come offensivi. Spesso bada a lavorare e a guadagnare del denaro, per “permettere” alla sua “dolce metà” di fare ciò che preferisce, perchè “a lei ci pensa lui”, “di lei si prende cura lui”, come se ella, poverina, fosse invalida, malata e indifesa, mentre magari ella sta solamente cercando se stessa e la propria completezza al di là del maschio – la qual cosa egli non può comprendere, anzi, egli il più delle volte ritiene una simile ricerca, oltre che inutile, una vera offesa nei suoi confronti e in quelli della sua indiscussa virilità!
E mentre lei perde a sua volta le proprie originarie indomabili forze, indipendenza e libertà, accettando il compromesso offertole e, con esso, l’identificazione con la debolezza, egli si sente sempre più forte. Trova la sua ragione di vita nel luogo sbagliato e nel modo sbagliato perchè non vede oltre l’apparenza e, a volte, addirittura, nega che dietro l’apparenza vi sia qualcosa. Come può, dunque, egli comprendere lo spirito sacro dell’Uomo antico?
Se non conosce e non accetta il nucleo dorato che vive all’interno delle cose, come può egli raggiungere quella consapevolezza che animava i veri Guerrieri? Come può egli capire qual’era lo spirito reale della vera Difesa arcaica?
Non è con una insipida ed inutile protezione, ormai priva di qualsiasi seppur minimo significato sacro ed antico, che egli può dare uno scopo vero alla propria vita, anche se questo è ciò che egli crede e di cui egli si nutre. E non è preoccupandosi e curando la propria “creaturina” che egli la aiuterà veramente… al contrario, egli porterà e diffonderà la sua rovina senza fine, e non si renderà mai consapevole del suo terribile errore e della sua imperdonabile colpa.
E nel mostrare la sua presunta grandezza, forza e “paternità” egli non farà altro che mostrarsi sempre più piccolo, sempre più limitato, sempre più ignorante e inutile a Natura e a quelle Donne che, forse, ancora si identificano in essa, o cercano la Via per farlo.
C’era, dunque, una volta, l’Uomo antico…
ma un giorno egli smise di esistere, e divenne solamente una lontana e dimenticata leggenda.


lunedì 15 settembre 2008

Di spezie e cornamuse

Cammino per le vie di una città che non ha un’anima… nemmeno qualche vago barlume che ricordi una qualche remota profondità dimenticata… nulla.
Le persone mi camminano accanto, mi incrociano, formano i loro gruppi che si addensano intorno alle solite inutilità che accendono il loro interesse… poi si sciolgono e proseguono il loro camminare, il loro stare fermi, il loro non esistere… sguardo vacuo, o affaccendato, o pieno di falsa sicurezza e nessuna meta, nessuno scopo, nessuna ragione.
Il cielo è grigio e minaccioso, colmo di nuvole nere e promettenti pioggia, lampi e tuoni, ed un forte vento decisamente freddino sbatte contro il viso, ricordandomi vagamente le terre del Nord, dove questo deve essere il “bel tempo”.
Stringo le braccia intorno alla pancia, per ripararmi un pochino dall’aria e mi rifugio in un piccolo bar, un art cafè che espone le opere di giovani artisti emergenti, spesso molto giovani e poco artisti, ma con una gran voglia di emergere. Quelle stesse persone, il più delle volte presuntuose, piene di sé e poco simpatiche, che ai tempi della scuola, al liceo artistico, non sopportavo per niente… senza, ovviamente, generalizzare troppo.
Appena entrata, un dolce tepore e le luci basse mi avvolgono piacevolmente, e mi lascio coccolare un poco dal calore. Poi ordino un infuso di spezie orientali e salgo la scala a chiocciola che porta alla solitaria e graziosa saletta del piano superiore, dove si trovano, appese ai muri di un bel colore arancio, le opere artistiche. Come sempre lancio una breve occhiata alle cornicette, convinta di trovare i soliti schizzi astratti o i disegni di qualche aspirante stilista, ma qualcosa di molto diverso cattura immediatamente la mia attenzione, mentre il cuore si riempie di aspettativa, curiosità e meraviglia. Foto e piccoli resoconti di un viaggio, nella Scozia del Nord… Oban, Edimburgo… le Isole Orcadi…
Quasi di corsa raggiungo l’ultimo tavolino in fondo alla saletta, nell’angolo – il mio posto preferito perché il più piccolo e riservato – per appendere la borsa alla sedia ed essere poi libera di incominciare, anche io, un piccolo viaggio…
incontro subito il campo di battaglia di Stirling… una distesa verde e oro sotto un cielo azzurro pieno di nuvole “sempre inquiete”… un campo immenso, “ora silenzioso”…
Urquhart Castle, sull’immobile e scuro lago di Loch Ness… e poi Oban, con le sue casette che danno sul porto ed un antico bosco che mi è un poco caro sebbene non l’abbia mai visto, ora deturpato da una specie di orribile colosseo rimasto incompiuto… e sempre Oban, ma nella sua costa verde, fredda, silenziosa tanto che appare come sospesa nel tempo… pare che attenda qualcosa… o forse è l’assenza del tempo stesso che fa fermare il respiro in un prolungato istante, facendo percepire l’eternità di quella terra immobile.
Ecco le Isole Orcadi con un mare dalla bellezza unica… la baia di Scapa Flow, dove “le onde lambiscono i resti delle navi affondate” e “il mare è illuminato da una luce nordica, argentea e quasi irreale”, come narra il fotografo che ha immortalato queste visioni.
…il campo della battaglia di Culloden, ad Inverness… la brughiera si spande in macchie verdi e ocra, coperta a tratti da tappeti d’erica porporina, “l’erica che colora di viola il piano come un tempo il sangue deve averlo imbevuto di rosso”.
Ma le parole che più carezzano l’anima sono quelle che descrivono la Scozia nel suo insieme, “perché si può uscire di casa e, dopo pochi metri, ritrovarsi indietro nel tempo, dimenticarsi tutto ciò che si è lasciati alle spalle, sentirsi parte di qualcosa di antico e profondo”.
Inebriata e lievemente malinconica – come pare sempre un po’ malinconica quella terra vasta, aspra e bellissima – torno al mio tavolino, dove l’infuso mi aspetta, odoroso e fumante…
Proprio sulla parete accanto a me guardo di nuovo la foto che per prima avevo contemplato, con gli occhi lucidi… la foto che, accompagnata dalle parole del viaggiatore, ho trattenuto nel cuore più d’ogni altra.
Eilean Donan Castle… immerso nel paesaggio dagli intensi contrasti… bellissimo.
Rileggo quelle parole, ancora una volta…
“Cammino sull’acqua mentre da qualche parte l’immancabile suonatore di cornamusa libera nell’aria la sua melodia. Questa è pura meraviglia, una fiaba da godere lontano da tutto e da tutti”…
…come deve essere respirare l’aria gelida, stretti nei propri abiti pesanti, al centro di un’esplosione di Natura indomabile, immensa, contemplando un castello antichissimo e sentendo giungere, nell’aria, il suono lontano di una cornamusa…?
Non credo che le parole possano servire… non farebbero che rompere l’indicibile magia e l’incanto senza fine…
Il profumo delle calde spezie risveglia le mie narici, mentre il fumo mi colorisce le guance e mi riporta, anche se non completamente, alla realtà attuale. Arancio, zenzero, cannella… deliziosi compagni di viaggio che mi scaldano dentro, come se perdendomi in quelle immagini fossi rimasta intorpidita dal freddo e dal vento furente…
Sgranocchio i biscottini alla cannella mentre lo sguardo continua a vagare intorno, profondamente commosso…
Anche io, come l’autore delle foto e degli scritti, sono tornata indietro nel tempo, dimenticando tutto ciò che mi ero lasciata alle spalle… e quel qualcosa di “antico e profondo” vibra ancora adesso. In uno scorcio di bellezza in mezzo al vuoto, ha trovato una luce e un dolce sospiro di vita.


Le citazioni che ho riportato sono di Clode, autore della piccola mostra fotografica sul suo viaggio in Scozia. La mostra è esposta all’Irene Art Cafè di Novara (Settembre 2008).

venerdì 12 settembre 2008

Lo Specchio della Natura

Lo Specchio della Natura…
Questa immagine simbolica, fatata, più reale del reale è il luogo che racchiude i nostri segreti riflessi…
Quale volto appare sulla sua superficie liquida eppure tanto immobile da sembrare vetro…
Quale terra compare davanti ai miei occhi che cercano senza mai riposare il Vero nascosto…
La Saggia torna a parlare attraverso le sue righe che profumano di innumerevoli secoli… Ella dice, con voce tanto amorevole da far sorgere le lacrime agli occhi, che ogni Anima sottile, antica quanto l’esistenza stessa, appare simile, per la sua energia sottile, per il suo modo d’essere innato e immutabile, ad un misterioso animale che la nostra mente e la nostra conoscenza solamente umana non comprendono e non possono sentire… fino a che non lasceranno libera espressione all’istinto e all’intuizione interiore.
Un animale che come la terra esteriore che sentiamo come la nostra casa, porta i nostri lineamenti…
Ella dice che a volte, persino il nostro volto manifesto può nascondere qualche segreto indizio… qualche frammento ferino che, ai Suoi occhi che Vedono, mostra ciò che E’ oltre l’apparire…
Lo Specchio della Natura mostra il vero ed infrange la fragile superficie… una terra è la nostra casa… un animale tale terra abita, nascosto nella sua tana, o tra gli alberi fitti, o nella grotta fresca… o in un caldo nido… o persino sotto le onde del mare…
E dentro di noi mille riflessi si uniscono…
Il misterioso animale ci porta a quella terra che è la nostra casa…
E la terra che ci somiglia e che è la nostra casa ci lascia intravedere un animale che lì vive, poiché quello è il suo luogo naturale… quella è la sua casa…
Il nostro profondo nasconde un mondo intero che attende solo d’essere scoperto…


Anche nel Mondo del Vuoto e del Nulla questa consapevolezza trova la sua più chiara verità… coloro che sono guidati, sottomessi, schiavi, servitori fedeli e amanti del Nulla non trovano forse loro stessi nel marciume che creano e alimentano costantemente…?
Stanno così bene nelle loro città rumorose, sporche, disgustose, soffocanti e angoscianti… nei loro appartamenti tirati a lucido, asettici, sterili, in cui governano il bianco ed il nero, con qualche “pennellata” di grigio… nella moda, nello “stile”, nel “gusto” stravagante e “artistico”…
La loro natura profonda probabilmente si è spenta o è molto vicina all’oblio assoluto… oppure è tanto meschina, sporca e squallida da trovarsi bene dove si trovano bene loro.
Il loro progresso, la loro tecnologia, le loro artificialità di cui si circondano sempre di più… come stanno bene in mezzo a questo orrore… coprono d’asfalto la terra verde, innalzano grattacieli, condomini, case tutte uguali che a chi avesse davvero un minimo di sensibilità naturale apparirebbero veramente quali elogi alla bruttezza…
La loro nullità, il loro vuoto profondo li portano a riprodurre lo stesso vuoto e artificialità all’esterno… sempre di più…
Sono buchi neri della Bellezza, dell’Amore, della Naturalezza sacra… sono portatori di rovina, gravissimi malati contagiosi che disseminano ovunque la loro stessa orribile e putrescente malattia…
I luoghi in cui si sentono a casa riflettono il loro essere… la caducità, la sterilità, l’artificialità e la bruttezza.
Quella è la loro casa… quella è la loro natura.
Forse qualcuno ha occhi per vedere…
Forse qualcuno vede già da molto tempo.

giovedì 11 settembre 2008

L'antica Casa

La notte fa dono di piccole consapevolezze, qualche volta, quando si libera l’intuizione e la si lascia vagare…
ella riesce sempre a trovare luccicanti tesori tra le radici degli alberi, tra le pagine delle foglie, tra i segni disegnati sulla terra da dita di fata, code di scoiattolo o soffio leggero di vento…
e stasera forse un piccolo dono l’intuito ha colto… lo ha visto mandare brillii tra l’erica rosata, e poi tra l’erba dolce…
Ritrovare la naturalezza, ci insegnano le Sagge dagli occhi di bambine… la naturalezza che abbiamo perduto indossando abiti come travestimenti, finti volti come maschere e scambiando poi tutta questa mera illusione per realtà.
No… la realtà è altro.
La naturalezza, la spoliazione, ma non di carne e sangue… no… solo di ciò che di noi è snaturato, ovvero privato di Natura, falso, finto, inesistente, illusorio e quindi fuorviante.
E così scrivevo al cavaliere di onice e granito.
Parlavo di questa sacra naturalezza, dell’istinto liberato, dell’eterna ricerca senza posa e senza fine della propria Casa, di ciò che porta a sentire finalmente al sicuro, irraggiungibili da qualsiasi tormento o patimento e che fa percepire, almeno per qualche attimo, di aver finalmente concluso la Ricerca.
E di nuovo, come sempre, la realtà materiale si è mescolata al mito… il pensiero all’intuizione. La ricerca della propria casa… di quel luogo che trasmette quello stato di pace interiore che fa sussurrare in un respiro commosso “sono a Casa…”
Quel luogo che è diverso per ognuno di noi, seppure a volte ci si incontri nella stessa Casa… e ho intuito che forse essa si potrebbe trovare in quei posti in cui Natura porta dei lineamenti sul proprio viso che assomigliano ai nostri…
La dolce Madre fiorisce e cresce in modi sempre diversi a seconda di dove si trovi il suo Corpo… la sua terra. Ella è sempre se stessa, eppure è sempre diversa… così come noi, che ci identifichiamo in lei cercandola costantemente, sempre, incessantemente… ma ci identifichiamo nel suo volto che più riflette il nostro, nei colori che più brillano nei nostri occhi, nel nostro sorriso che profuma di mare o di terra o di neve… nella nostra Anima Antica partorita da sorgente o deserto, montagna o ghiaccio… in lei che è sempre in noi e lo è sempre stata sin dall’Inizio.
“Il tuo mondo dov’è se non nella terra che ti ha partorito e che senti come Madre…? Ella è Madre ovunque ed in ogni tempo, eppure esiste quel luogo così dolce e bello… e sai dentro di te che è la tua casa… che ti somiglia, che riprende i tuoi stessi lineamenti interiori ed eterni… quella terra che per te è polverosa, selvaggia, indomabile ed ispida come il pelo dei lupi… appare furente e dura, ma solo il cuore vede che essa è pregna fino a scoppiare di quell’Amore immenso che è vibra da sempre nella Madre…
una terra pungente di cardi dalle lunghe spine che trafiggono come lunghi e sottilissimi pugnali… una terra spesso scomoda e tanto ruvida di quell’erica che è pure tanto dolce e bella da essere nettare per il miele dorato delle sacre api…
una terra di rocce e strapiombi, nebbia fitta e pioggia e neve e grandine “come piccoli chicchi di riso che graffiano la pelle in profondità” e grigie nubi nel cielo sempre cupo e apparentemente rabbioso… eppure scaldata dai fuochi e tanto bella da non potersi dire a parole, e che mai si potrebbe desiderare diversa da ciò che è perchè l’amore che si prova per lei è troppo grande.
E non senti forse che un poco ti somiglia…? Per questo forse la ami tanto… ami lei e spesso non ami te stesso, ma attraverso di lei scopri un riflesso puro e naturale di te che riesci ad amare totalmente…
la tua terra interiore…
Se così fosse sarebbe per ognuno di noi, per ogni vita che cerca Casa… una Casa interiore che possiamo intuire, forse, specchiandoci in quel frammento di Natura che ci porge la superficie riflettente perchè sprofondiamo in essa, riconoscendoci…”
…forse se cerco la mia casetta in un luogo nascosto e circondato da una Natura viva e rigogliosa eppure dolce, morbida, colorata di mille farfalle, è perchè le somiglio…? Quel richiamo profondo e inspiegabile a parole che fa giungere all’orecchio della percezione quella dolcezza e abbandono è forse l’Anima Antica che ritrova un suo riflesso e vuole rimanergli accanto…?
Così diverse le terre e le Anime… eppure così simili… partorite dalla stessa amatissima Terra, Natura, Madre…
…se così fosse, forse, potrebbe esserci la bella Anima che scopre il suo stesso riflesso naturale accanto alle sorgenti, nelle campagne tenui e colorate, piene di fiori, nelle radure in cui la divina Luna si erge ed osserva coloro che per Lei danzano ancora…
…e tu, dolce Anima che leggi queste parole, ti sei forse specchiata e ti sei ritrovata nelle alte montagne dalle vette innevate… sei forte e la luce che mandi dagli occhi di colei che ti ospita è saggia e appare anziana, seppure giovanissima… piena di quell’Amore per il quale le stesse terre del Nord sono nate in tal modo…
e tu… essenza di fuoco e spine… di fulmine tonante… sei pericolosa eppure lucente d’abbagliare…
forse colei che cammina sulla sabbia rovente che sente essere la sua Casa è un’Anima dei deserti d’oro rosso… il suo riflesso è enigmatico e mutevole così come lo sono i venti dell’est…
languida Anima del mare… ti perdi nei mille tesori dei fondali segreti… forse non sei tanto dissimile da colei che il suo mare e la sua casa trova nelle distese d’erba verde in cui il cielo e la terra si uniscono e perdono le loro linee di confine, dissolvendosi nell’infinito…
Mille volti di Natura, mille nomi, mille lineamenti sui nostri volti che riproducono qualcosa della nostra stessa Anima Antica, della nostra terra interiore…
Una casa esiste in qualche luogo vicino o lontano… e forse custodisce un frammento di quell’essenza che è in noi e un indizio per cominciare a conoscerla e riconoscerla, riconoscendosi in essa… quell’essenza che una volta ritrovata, stenderà sul nostro cuore una pace e un Amore tali che, davvero, porranno fine alla Ricerca perchè, dopo il lungo peregrinare, sapremo di essere finalmente giunti a Casa.

domenica 7 settembre 2008

Foglie d'Argento

Perdendosi nelle Nebbie che separano questo mondo dall’Altrove, una Fanciulla raccoglie fiori profumati e tesori nascosti sotto la terra… ciò che la vita di tutti i giorni, dei cicli, del divenire, del giorno e della notte, può donare con amore… Parole nascoste nelle foglie d’argento limpido, nelle acque, nel vento, nel profumo degli aspri fumi d’autunno… Ella sa che vi è un mondo incantevole al di là delle nebbie… un mondo di fiabe e magia… solo le piace, qualche volta, assaporare la più piccola e semplice magia che ogni attimo di vita terrestre custodisce dolcemente… Camminando sulle vie pubbliche e comuni, come gli altri, ma con occhi che cercano e vivono solo di Bellezza.

Queste poche parole, lo spirito di Foglie d’Argento, come piccolo inizio di questo piccolo Diario.