Una Danza che narra di come nascono i fiori dal profondo della terra, di come spuntano, di come crescono e infine sbocciano, non è una semplice danza…
Una Danza che racconta delle piccole onde del mare, che ondeggiano spumose sui piedi, sulle ginocchia, sul ventre e sulle braccia umide e salate, o delle alte onde del mare impetuoso, che fanno fremere e incantare di gioia, non è una semplice danza…
Una Danza che canta della bellezza della Donna antica, dei fiori profumati che porta nei capelli, degli occhi che guardano, e sorridono, della bocca che ride, e dà voce all’armonia della Madre Natura, delle spalle forti e abbronzate, dei seni floridi, del ventre che “contiene tutte le cose belle“, dei fianchi rotondi e voluttuosi, e poi delle belle ginocchia e infine dei piedi, che si muovono e danzano a ritmi regolari, poggiando sicuri sulla terra, o sulla bianca e finissima sabbia delle spiagge della Polinesia… non è una semplice danza…
Una Danza che narra del cadere della pioggia fine e fresca, della pioggia che “mi bagna“, della pioggia forte e dissetante, che cade dal cielo come se fossero onde marine, e poi del comparire dell’arcobaleno, non è una semplice danza…
Una Danza che racconta della Luna e del Sole, delle alte e possenti montagne, dell’ondeggiare degli alberi, piccoli e grandi, o semplicemente “diversi“, perchè tanti sono gli alberi che crescono sulla Madre Verde, non è una semplice danza…
Una Danza che canta del Vedere, del Guardare lontano, e dell’Ascoltare,
del cogliere un fiore e portarlo al cuore, del cogliere un fiore ed offrirlo alle Sorelle, dell’offrire “le cose belle” che sono nel cuore e nel ventre,
e del Raccontare stesso la Storia dell’Armonia, dell’Amore, della Bellezza e della Gioia della Natura, e ancora di molte e molte altre cose semplici e dolci, non è una semplice danza…
ma è la più alta e meravigliosa espressione dell’Amore e della Comunione fra Colei che Danza e Canta e la Grande Madre Natura.
Ed è un Dono per coloro che, nonostante il passare dei secoli, possono ancora calcare gli stessi passi,
compiere gli stessi gesti…
e raccontare la stessa Storia.
mercoledì 22 settembre 2010
martedì 7 settembre 2010
Sogno di un pomeriggio di fine estate
Appoggiata ai vetri freddi della cucina della mia piccola casetta, con una tazza di cioccolata fumante profumata di cannella e peperoncino, osservo il prato in questa giornata di fine estate, mentre qualche foglia gialla inizia già a cadere, annunciando l’approssimarsi dell’autunno. I meli sono ancora verdi, le loro mele stanno lentamente crescendo, sotto ai miei occhi, ora innaffiate da una pioggerella leggera.
Le cucina mi ha sempre trasmesso un senso di calore e ferma sicurezza… tutto avviene in cucina, le piccole magie quotidiane profumate di natura ne impregnano l’aria di buono, come i piccoli gesti consapevoli di mescolare una cioccolata, mettere una bustina di infuso speziato nell’acqua bollente, preparare una torta di nocciole o una fetta di pane burro e marmellata di lamponi… e poi tagliare, miscelare, e scrivere di quanta meraviglia ci sia in ognuno di questi atti semplici e naturali.
Il caminetto, ancora pulito per l’estate, attende i primi legni e il primo fuoco d’autunno, che spargerà il suo acre profumo in tutta la casa.
Una candela arancio brucia sul tavolo, vicino a due quaderni a quadretti pieni di appunti e un gran librone di fiabe, aperto…
La canzone di Yael Naim, Far far, risuona nell’aria… poi lentamente finisce… ma continuo a canticchiarla piano, sorridendo persa nei pensieri, sulle mele, il prato, il primo fuoco del caminetto, i profumi della cucina… la sicurezza e il sentirsi a casa, ovunque e sempre. Ma soprattutto qui.
E la cioccolata non è mai stata tanto dolce…
Le cucina mi ha sempre trasmesso un senso di calore e ferma sicurezza… tutto avviene in cucina, le piccole magie quotidiane profumate di natura ne impregnano l’aria di buono, come i piccoli gesti consapevoli di mescolare una cioccolata, mettere una bustina di infuso speziato nell’acqua bollente, preparare una torta di nocciole o una fetta di pane burro e marmellata di lamponi… e poi tagliare, miscelare, e scrivere di quanta meraviglia ci sia in ognuno di questi atti semplici e naturali.
Il caminetto, ancora pulito per l’estate, attende i primi legni e il primo fuoco d’autunno, che spargerà il suo acre profumo in tutta la casa.
Una candela arancio brucia sul tavolo, vicino a due quaderni a quadretti pieni di appunti e un gran librone di fiabe, aperto…
La canzone di Yael Naim, Far far, risuona nell’aria… poi lentamente finisce… ma continuo a canticchiarla piano, sorridendo persa nei pensieri, sulle mele, il prato, il primo fuoco del caminetto, i profumi della cucina… la sicurezza e il sentirsi a casa, ovunque e sempre. Ma soprattutto qui.
E la cioccolata non è mai stata tanto dolce…
sabato 16 gennaio 2010
Il Bosco e la Nebbia
La nebbia mi avvolge, fitta e bianca, scendendo giù per la strada tortuosa che porta al Bosco.
Profuma di lacrime d’inverno, che salgono dolci dalla terra umida, piangente per la bellezza che la sua armonia le infonde.
Cammino in silenzio, attenta a non fare rumore con i miei passi molesti. Cammino nella nebbia, che mi riveste e mi nasconde,
proteggendomi dagli occhi di coloro che non devono vedere, non devono sentire, non devono capire.
Passo dopo passo la nebbia s’infittisce ed ammanta gli sporadici prati che s’alternano alla boscaglia.
Cammino al loro centro e nel bianco mi perdo, accogliendo nel cuore le lacrime d’inverno nate dall’armonia, chiamandole perchè tornino ad inumidire anche i miei occhi, da troppo tempo asciutti d’armonia e amore.
Cammino e le foglie bagnate si attaccano ai miei piedi, mentre attraverso la radura verso l’Albero.
Coperto dalla nebbia quasi non si vede… tutto è bianco e freddo vapore…
Sorrido al pensiero di non poter essere vista.
Nessuno può vedermi, nessuno può sentirmi, nessuno può capirmi…
Sì, nessuno può capirmi.
Il bosco lentamente sparisce, la luce si affievolisce, la nebbia ora è grigia per il sopraggiungere di un tramonto invisibile, coperto dalle nuvole. Uccellini minuscoli, bianchi e neri, volano vivaci e veloci da un ramo all’altro, cinguettando acuti. Nella nebbia si nascondono, e pare si spostino da un mondo all’Altro, entrando ed uscendo dalle nebbie del confine.
Le cornacchie attraversano gracchiando – tre volte – il cielo bianco e grigio sopra di me.
Per un momento non sono più qui, ma in qualche magico bosco del nord, fra nebbia e corvi, bianco e nero. E il triplice gracchiare, che ora mi appare come un messaggio
***
Quando lascio l’Albero è quasi buio. La nebbia ora è grigio scuro e sempre più fitta.
Sono sempre più invisibile…
Voglio diventare nebbia, così non potrò essere vista da coloro che sempre invadono rumorosi questo luogo, che è parte della mia Casa.
Voglio diventare nebbia per essere lacrima d’inverno, nata dalla commozione della terra, che piange per l’armonia che la infonde.
Voglio essere nebbia per nascere dalla terra, volare e sciogliermi nell’aria, per poi tornare alla terra.
***
Ormai è calato il crepuscolo. Non è più sicuro trattenermi ancora – non lo è mai stato, coloro che invadono sono ovunque ed in ogni momento.
Volgo lo sguardo indietro. Le cornacchie riposano nei nidi. Gli uccellini tacciono. Il bosco sparisce oltre la nebbia grigio blu.
Trattengo nel cuore il suo amore.
Un canto segreto è il mio dono per lui.
Profuma di lacrime d’inverno, che salgono dolci dalla terra umida, piangente per la bellezza che la sua armonia le infonde.
Cammino in silenzio, attenta a non fare rumore con i miei passi molesti. Cammino nella nebbia, che mi riveste e mi nasconde,
proteggendomi dagli occhi di coloro che non devono vedere, non devono sentire, non devono capire.
Passo dopo passo la nebbia s’infittisce ed ammanta gli sporadici prati che s’alternano alla boscaglia.
Cammino al loro centro e nel bianco mi perdo, accogliendo nel cuore le lacrime d’inverno nate dall’armonia, chiamandole perchè tornino ad inumidire anche i miei occhi, da troppo tempo asciutti d’armonia e amore.
Cammino e le foglie bagnate si attaccano ai miei piedi, mentre attraverso la radura verso l’Albero.
Coperto dalla nebbia quasi non si vede… tutto è bianco e freddo vapore…
Sorrido al pensiero di non poter essere vista.
Nessuno può vedermi, nessuno può sentirmi, nessuno può capirmi…
Sì, nessuno può capirmi.
Il bosco lentamente sparisce, la luce si affievolisce, la nebbia ora è grigia per il sopraggiungere di un tramonto invisibile, coperto dalle nuvole. Uccellini minuscoli, bianchi e neri, volano vivaci e veloci da un ramo all’altro, cinguettando acuti. Nella nebbia si nascondono, e pare si spostino da un mondo all’Altro, entrando ed uscendo dalle nebbie del confine.
Le cornacchie attraversano gracchiando – tre volte – il cielo bianco e grigio sopra di me.
Per un momento non sono più qui, ma in qualche magico bosco del nord, fra nebbia e corvi, bianco e nero. E il triplice gracchiare, che ora mi appare come un messaggio
***
Quando lascio l’Albero è quasi buio. La nebbia ora è grigio scuro e sempre più fitta.
Sono sempre più invisibile…
Voglio diventare nebbia, così non potrò essere vista da coloro che sempre invadono rumorosi questo luogo, che è parte della mia Casa.
Voglio diventare nebbia per essere lacrima d’inverno, nata dalla commozione della terra, che piange per l’armonia che la infonde.
Voglio essere nebbia per nascere dalla terra, volare e sciogliermi nell’aria, per poi tornare alla terra.
***
Ormai è calato il crepuscolo. Non è più sicuro trattenermi ancora – non lo è mai stato, coloro che invadono sono ovunque ed in ogni momento.
Volgo lo sguardo indietro. Le cornacchie riposano nei nidi. Gli uccellini tacciono. Il bosco sparisce oltre la nebbia grigio blu.
Trattengo nel cuore il suo amore.
Un canto segreto è il mio dono per lui.
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