mercoledì 26 gennaio 2011

Re Bazzaditordo

…credo di averlo riguardato per la quarta volta, il film girato in Germania sulla fiaba Re Bazzaditordo, e ho ancora sete, sete, sete… come quando l’acqua non basta mai… ho sete di quei boschi e prati verdissimi, di quella casetta nel bosco, della capretta, della notte illuminata da torce e stelle cadenti, e dalla calda cucina a “pelare le patate”, perchè c’è una semplicità in questi gesti così femminili e pratici che se solo vivessi in quella fiaba non potrei desiderare di più, per la vita di tutti i giorni, che fare la “serva”… tenere linda e profumata la casetta, cucinare, e poi ridere e giocare con le altre donne delle cucine… sembra magari assurdo, ma ha un senso, per me ne ha tanto…
Questo film, che è molto più bello della fiaba antica – estremamente maschilista e crudele - è per me una fonte continua di meraviglia, di dolcezza, di ispirazione… così non posso fare a meno, da giorni, di rivivere nei pensieri certi luoghi e gesti, come in un sogno…
Un bosco dalle sorgenti limpidissime, dalle cascatelle gorgoglianti, dai prati alti, pieni di fiorellini selvatici che fremono nella brezza e ondeggiano gentili… la bella Isabella che fa il bagno al Lago Proibito, un luogo che solo pochi possono raggiungere… canticchia la sua canzone preferita mentre nuota e sorride fra sè nelle acque argentee… da giorni canticchio anche io la sua canzone preferita, quasi che amandola allo stesso modo questa possa accostarmi alla principessa e a ciò che lei vive…
Ci sarebbe da chiedersi cosa ci faccia un principe bellissimo come Richard al Lago Proibito… sembra quasi che lui non sia poi un semplice uomo, ma forse qualcosa d’altro, qualcosa di armonioso, amoroso e bello che decide di mettere alla prova la principessa e trasformarla, perchè nonostante il suo carattere spinoso lei è bella e luminosa…
E nelle acque canticchia e sorride fra sè, senza sospettare nulla di ciò che le accadrà… canticchia e sorride, ed è tanto bella…


E poi nella casetta nel bosco la sua vita è tanto semplice e autentica che, sebbene all’inizio lei non possa credere di doverla vivere davvero, col tempo inizia ad amarla profondamente, tanto da dire “mi sento come se fossi a corte”… e la sua bellezza e semplicità esce piano piano… mentre spazza la casetta, munge la capretta – che le somiglia talmente tanto che sembrerebbe quasi essere parte di lei – fa il bucato e coglie dei bellissimi fiori che pone nel vaso al centro del tavolo, chiedendo alla sua amica cornuta se le piacciono…
E poi la sera del suo compleanno… non riesco a fare a meno di piangere ogni volta, e nemmeno desidero provarci, perchè è così bello commuoversi e desiderare cose belle e armoniose…
Isabella prepara la casetta per la sua festa, e il menestrello – Re Richard (Bazzaditordo) travestito da pover’uomo – vede da lontano i rossori delle fiaccole che rischiarano e scaldano la notte primaverile… una cena semplice, la zuppa delle verdure dell’orto che Isabella ha imparato a cogliere e cucinare, e quelle stelle cadenti che donano tanti desideri… e poi il menestrello inizia a suonare e Isabella danza nella notte, fra le torce, sotto le stelle… danza e danza e danza felice, con la corona di fiorellini gialli fra i capelli, danza e sorride… poi si siede stanca e accaldata ed ecco che la sua canzone vibra fra le corde del ragazzo, che ben la conosce… ed è una notte così bella, così dolce, così magica…
Un’altra stella cadente… e il menestrello desidera solo “che non finisca mai, questa notte…”
Sogno che un menestrello suoni per me nello stesso modo, le stesse canzoni, in un prato illuminato dalle stelle, dalla luna e dalle fiaccole… e che io possa danzare libera come Isabella, con una corona di fiorellini fra i capelli…


Le prove da superare sono tante, perchè tante sono le macchie che porta in sè, anche se solo in superficie, Isabella… ma ecco che, sola e abbandonata, arriva alla cucina del castello di Richard e si mette al lavoro come serva, accanto a quella serva così gentile e bella che un tempo era stata la sua… sono amiche ora, si comprendono, si proteggono, si vogliono bene come sorelle…
“Qui non si accettano fannulloni” e Isabella inizia a sbucciare le patate… è così semplice, lavorare fra sorelle con le cose naturali e semplici… anche solo sbucciare le patate diventa qualcosa di vero e perfetto… non come i lavori che si svolgono oggi, così inutili e vuoti…
Nella cucina arde il fuoco, appeso al gancio bolle il gran calderone, e le sorelle ridono e compiono gesti veri e semplici insieme… è tutto così naturale che manca il respiro solo a pensarci…
La fine della fiaba, con il matrimonio d’amore fra Isabella e Re Bazzaditordo è quasi qualcosa di trascurabile… del resto la principessa ha compreso che negli ultimi giorni ”ha imparato molte cose”, più di quante possa averne imparate in tutti gli anni della sua vita… e ciò che consegue, che certo è meraviglioso – e che io mi ostino a non voler vedere come un semplice matrimonio fra una donna e un uomo, ma come qualcosa di più - è ciò che si raggiunge dopo aver vissuto la bellezza del viaggio, con le sue prove, ma soprattutto con la meravigliosa scoperta della semplicità, della naturalità e del vero racchiuso in esse…
Una fiaba che come poche amo… e che al di là dell’originale, vive a sè, come se avesse una sua propria vita… e trasmette a chi la guarda, amandola, tutta la sua magia… come acqua che disseta gli occhi, il cuore e l’anima.
(Ringrazio davvero dal profondo del cuore Leo per aver pubblicato la fiaba su youtube, così ho potuto riguardarla ancora e potrò riguardarla ancora mille e mille volte… non ha davvero idea del regalo immenso che mi ha fatto… grazie…)

mercoledì 22 settembre 2010

Hula Kahiko

Una Danza che narra di come nascono i fiori dal profondo della terra, di come spuntano, di come crescono e infine sbocciano, non è una semplice danza…
Una Danza che racconta delle piccole onde del mare, che ondeggiano spumose sui piedi, sulle ginocchia, sul ventre e sulle braccia umide e salate, o delle alte onde del mare impetuoso, che fanno fremere e incantare di gioia, non è una semplice danza…
Una Danza che canta della bellezza della Donna antica, dei fiori profumati che porta nei capelli, degli occhi che guardano, e sorridono, della bocca che ride, e dà voce all’armonia della Madre Natura, delle spalle forti e abbronzate, dei seni floridi, del ventre che “contiene tutte le cose belle“, dei fianchi rotondi e voluttuosi, e poi delle belle ginocchia e infine dei piedi, che si muovono e danzano a ritmi regolari, poggiando sicuri sulla terra, o sulla bianca e finissima sabbia delle spiagge della Polinesia… non è una semplice danza…
Una Danza che narra del cadere della pioggia fine e fresca, della pioggia che “mi bagna“, della pioggia forte e dissetante, che cade dal cielo come se fossero onde marine, e poi del comparire dell’arcobaleno, non è una semplice danza…
Una Danza che racconta della Luna e del Sole, delle alte e possenti montagne, dell’ondeggiare degli alberi, piccoli e grandi, o semplicemente “diversi“, perchè tanti sono gli alberi che crescono sulla Madre Verde, non è una semplice danza…
Una Danza che canta del Vedere, del Guardare lontano, e dell’Ascoltare,
del cogliere un fiore e portarlo al cuore, del cogliere un fiore ed offrirlo alle Sorelle, dell’offrire “le cose belle” che sono nel cuore e nel ventre,
e del Raccontare stesso la Storia dell’Armonia, dell’Amore, della Bellezza e della Gioia della Natura, e ancora di molte e molte altre cose semplici e dolci, non è una semplice danza…
ma è la più alta e meravigliosa espressione dell’Amore e della Comunione fra Colei che Danza e Canta e la Grande Madre Natura.
Ed è un Dono per coloro che, nonostante il passare dei secoli, possono ancora calcare gli stessi passi,
compiere gli stessi gesti…
e raccontare la stessa Storia.

martedì 7 settembre 2010

Sogno di un pomeriggio di fine estate

Appoggiata ai vetri freddi della cucina della mia piccola casetta, con una tazza di cioccolata fumante profumata di cannella e peperoncino, osservo il prato in questa giornata di fine estate, mentre qualche foglia gialla inizia  già a cadere, annunciando l’approssimarsi dell’autunno. I meli sono ancora verdi, le loro mele stanno lentamente crescendo, sotto ai miei occhi, ora innaffiate da una pioggerella leggera.
Le cucina mi ha sempre trasmesso un senso di calore e ferma sicurezza… tutto avviene in cucina, le piccole magie quotidiane profumate di natura ne impregnano l’aria di buono, come i piccoli gesti consapevoli di mescolare una cioccolata, mettere una bustina di infuso speziato nell’acqua bollente, preparare una torta di nocciole o una fetta di pane burro e marmellata di lamponi… e poi tagliare, miscelare, e scrivere di quanta meraviglia ci sia in ognuno di questi atti semplici e naturali.
Il caminetto, ancora pulito per l’estate, attende i primi legni e il primo fuoco d’autunno, che spargerà il suo acre profumo in tutta la casa.
Una candela arancio brucia sul tavolo, vicino a due quaderni a quadretti pieni di appunti e un gran librone di fiabe, aperto…
La canzone di Yael Naim, Far far, risuona nell’aria… poi lentamente finisce… ma continuo a canticchiarla piano, sorridendo persa nei pensieri, sulle mele, il prato, il primo fuoco del caminetto, i profumi della cucina… la sicurezza e il sentirsi a casa, ovunque e sempre. Ma soprattutto qui.
E la cioccolata non è mai stata tanto dolce…